Personaggi
Alessandra di Rudinì intorno ai 40 anni
La scena è vuota e semibuia. Si illuminerà nel corso del monologo, seguendo il racconto della protagonista. Alessandra di Rudinì, con i capelli bianchi sciolti e una tunica di fattura piuttosto grossolana, è seduta al centro della scena. Il volto rimarrà totalmente inespressivo)
Alessandra – Potrei dire fatto. Potrei dire detto. Potrei dire pensato. Dove fatto. Come detto. Pensato quando. Possibilità infinite, inutile tentare un elenco. Queste cose si continua a metterle in ordine, con un inizio e una fine e in mezzo tutto quello che rimane, con le parole per raccontarsi …questo è l’evento più straordinario…parole riconoscibili…anche. Non si riesce a perdere il vizio, uno svago più che altro. Potrei dire stata. Potrei dire posto. Ha respirato in un posto. Qualche volta. Quella volta. Nessuna volta, mai. E così andare nei ricordi. Andare dove. Andare e basta. La direzione si fa col tempo…chi può predire la successione dei passi…un serio veggente guarderà molto più avanti, dove l’andare è già toccato dal morire, un pezzo per volta, strappato in silenzio, (sprezzante) con amore…tanto amore.
Ecco che sbaglio…falsi elementi sicuri sbagliati… quando mai qualcosa si è mostrata tanto a lungo da… quando mai è stato possibile capire…Si va per tentativi. Modesti. Incompleti per forza di cose. Si sa che per dire bisogna stare…davanti o di lato o accanto o lontano…ma lì e non altrove. Si può girare intorno alle cose senza limiti e senza muoversi…la quiete è molto ben vista, nessuno troverà mai da ridire…bocca chiusa e sguardo fisso, magari dondolarsi un po’…niente di personale… ma l’altrove è intollerabile. Buio indecente proibito. Un ramo secco da troncare alla base… anche se non ha base ma solo un piccolo spazio infinito…per stare lì…da sola…sotto una pioggia di stelle…piegata in due dalle risate…un lampo… un sospiro…il canto della sua vita… praticamente niente.
Anche a mia madre piaceva l’altrove. Qualche volta ci andavamo insieme, con le mani strette per farci coraggio…mani intrecciate davanti all’abisso…io e lei…noi due… le nostre tenebre unite, fin dove l’oscurità si posava sulla lingua, tanto era fitta, e sui piedi… avanti uno, avanti due, avanti uno bis, avanti due bis, andare lento e costante verso i fiumi infernali, nascosti da settantamila veli di non luce…e non dove…mamma restiamo e sciogli i capelli…i miei e i tuoi perduti nello stesso vortice, senza aria e senza pace. Restiamo qui per sempre…finiranno per dimenticarci…anche noi finiremo per dimenticarli…un gesto di pietà circolare, un perdono senza desideri, senza ritorni. Dimenticare come niente da ricordare. Il paradiso, in fondo.
sott’acqua… nell’acqua…. da sola.