Personaggi
LA PAPESSA GIOVANNA – una donna molto giovane e bella.
IL CERUSICO – un uomo sui trent’anni, si esprime con una leggera cadenza partenopea.
Scena: interno di un appartamento papale di epoca medievale, reso con pochi elementi essenziali. Qualche seggio una cassapanca, una finestra aperta su uno scorcio di Roma. La Papessa Giovanna è seduta accanto alla finestra, avviluppata in pesantissimi paramenti, con la tiara, come se dovesse presenziare ad un rito solenne. Sembra addormentata. Il pubblico non deve riconoscerla come donna, ma come un pontefice molto giovane. In sottofondo si odono le voci del sogno di Giovanna.
Voce di bambino – Mutti…Mutti…Kommst du mit?
Il richiamo è ripetuto e frammisto ad altre voci di bambini, cantilene infantili in lingua tedesca e canti gregoriani distorti e frammentari.
Cerusico – (entra goffamente, trascinandosi dietro una borsa voluminosa e vari contenitori che fa cadere con fracasso. Giovanna si sveglia di soprassalto) Santo Padre…
Giovanna – Chi sei?
Cerusico – Il cerusico, Santità. L’archiatra papale è a letto per un riscaldamento di fegato…non mi riconoscete? Sono il suo assistente…
Giovanna – Che vuoi?
Cerusico – Mi è stato detto che il Papa è malato, che da stanotte si contorce per una colica.
Giovanna – Sto meglio.
Cerusico – I vostri intestini sono sgombri? E lo stomaco, lo avete purgato con due vomiti a settimana come vi fu prescritto? (aspetta invano una risposta) Permettetemi di insistere… Abbiamo osservato un progressivo squilibrio dei vostri umori corporei, gravezza nell’ incedere, pallore, fiacchezza di respiro…tutti segni di un eccesso di bile…(prepara i suoi strumenti) Un salasso e un clistere di scamonea dovrebbero bastare per stabilizzarvi…Da che volete cominciare? Lo caviamo subito il sangue?
Giovanna – Siediti, c’è tempo.
Cerusico – Forse preferite che il mio maestro…
Giovanna – Non ho preferenze.
Cerusico – (rinfrancato) Una piccola incisione, non sentirete dolore…(cita cantilenando)
Dalla vena Salvatella
cavando sangue molti doni avrai
la voce purgherai, la milza e il petto
i precordi, il fegato ed il cuore…
Giovanna – Cerusico, ti ho visto salassare, bere orina, odorare escrementi..
Cerusico – (modesto) La scienza lo impone…
Giovanna – Ma il mio corpo non lo conosci, nessun medico lo ha mai toccato. Una strana scienza, la vostra.
Cerusico – Il rispetto…
Giovanna – Di che?
Cerusico – Della sacra persona…
Giovanna – In che senso?
Cerusico – Siamo indegni.
Giovanna -(ironica) E il mio sacro sangue?
Cerusico – Come?
Giovanna – Perchè lo cavi?
Cerusico – Contra dolorem!
Giovanna – Non ho dolori, te l’ho detto.
Cerusico – E che vuol dire? Può arrivare all’improvviso, quando meno ve l’aspettate. A Salerno, il mio paese, c’è una delle più grandi scuole di medicina. Vengono studenti da tutte le parti: arabi, ebrei, cristiani…Ci si mette intorno a un cadavere squartato a studiare, ragionare, ricercare le cause della morte…Il male va colpito all’origine se vogliamo ridare salute e felicità.
Giovanna – Ma la felicità appartiene al regno dei cieli…
Cerusico – E noi quel regno lo porteremo sulla terra! Il corpo, Santità, una forza spaventosa, che non si arrende nemmeno alla morte: le unghie continuano a crescere, i capelli si allungano, i muscoli si contraggono…(esaltato) Usiamola questa forza, scagliamola contro il male con la potenza della folgore!
Giovanna – Ma il male non si origina sempre nella carne…se l’anima piange, il corpo l’asseconda. (si alza a fatica, va alla finestra..Si odono lontani rintocchi di campane) E allora? A che servirà frugare nei cadaveri? La radice è altrove, nel desiderio continuo, bruciante, inappagabile…
Cerusico – Cosa potete desiderare voi, il signore del mondo?
Giovanna – La bellezza…
Cerusico – Cosa?
Giovanna – La gioia…
Cerusico – (si avvicina alla finestra) Ma guardate…Roma è ai vostri piedi, pronta a donarvi ben altro…
Giovanna – (dura) Questa città ha un odore di morte, come se il passato affiorasse dalle profondità della terra, allungando i suoi tentacoli alla ricerca di una preda. Di notte lo sento strisciare sui muri, piano, senza fretta, divorare ogni soffio di vita…e io rimango immobile, non respiro, non prego, non piango…solo il cuore impazzisce di paura, ma la sua voce è perduta, irriconoscibile…e la morte passa oltre, sfiorandomi appena. (in sottofondo un coro di voci bianche, appena percettibile) E questo mormorio…come foglie frantumate…acqua che scorre nei sotterranei, senza origine e senza tregua, Giorno e notte, per l’eternità…ecco, adesso è più forte…si sta avvicinando, lo senti? (agitata si strappa il copricapo e lo getta via. In contrasto con la pesantezza degli abiti appare un volto giovane, bello, delicato) Lo senti?
Cerusico – Sento le voci bianche. Cantano.
Giovanna – E poi?
Cerusico – (si mette in ascolto) Le campane.
Giovanna – Non sono campane.
Cerusico – Ah no?
Giovanna – Sono angeli senza pace, demoni che soffiano parole segrete, leggere, luminose…danno vita alle ombre dei sogni, stringono d’assedio il cuore, lo soffocano di desiderio. Resta qui, gli sussurrano, dormi, continua a sognare, qui tutto si realizza senza dolore, che te ne fai della realtà, è vuota, stupida, indegna di te…lasciaci la tua anima, le daremo la potenza degli dei…(lo guarda con impazienza) Mi ascolti?
Cerusico – (interdetto) Ascolto, si…ma è solo una fantasia.
Giovanna – Lo so.
Cerusico – E allora liberatevene!
Giovanna – Come?
Cerusico – Non serve a niente credere nelle ombre, demolite i vostri incubi, tornate alla vita!
Giovanna – Ma non è possibile, non mi lasciano andar via…I sogni sono carnefici instancabili, non sopportano di essere abbandonati, affondano i loro artigli e aspettano, pazienti, che le ferite siano così profonde da costringere alla resa…(agitata) Eccoli di nuovo, stanno tornando, credono che voglia ribellarmi…aiutami!
Cerusico – Vi farò preparare un infuso di salvia. Salvia salvatrix, naturae conciliatrix…
Giovanna – (furiosa) Tu, i tuoi intrugli, le tue filastrocche…
Cerusico – (scuote la testa, sospira) Santità…gli spiriti vitali della vostra giovinezza sono compressi, inariditi, forzati alla sottomissione. Se non foste l’uomo più santo e più potente della terra, non stareste qui a struggervi di solitudine. Correreste nei boschi, a caccia con i vostri compagni, sfoghereste le vostre energie in cavalcate, duelli, festini, rotolandovi nei letti delle dame più belle di Roma…
Giovanna – Cerusico, il Papa non si rotola…
Cerusico – Lo so. E non combatte.
Giovanna – Non caccia…
Cerusico – Non corre nei boschi.
Giovanna – Non ha compagni.
Cerusico – Celebra messe…
Giovanna – Confessa.
Cerusico – Ordina preti.
Giovanna – Offre i piedi al bacio.
Cerusico – E muore di malinconia.
Giovanna – Ma ne verrà un altro più giovane, gonfio di illusioni…si coprirà d’oro, di porpora, di gioielli, sarà così splendente che la sua luce si vedrà da lontano così che tutti i popoli della terra lo chiamino beato…e resterà prigioniero della sua beatitudine fino alla morte.
Cerusico – E non c’è rimedio?
Giovanna – No, non c’è rimedio.
Cerusico – Avete mai pensato di… Non potrebbe accadere che…
Giovanna – Voglio raccontarti una storia accaduta in Germania, la mia patria…
Cerusico – Lo dite con un’aria…
Giovanna – Che aria?
Cerusico – Di chi ci ha lasciato il cuore.
Giovanna – Il cuore me lo porto dietro.
Cerusico – (ispirato) Prima o poi la terra natale ci chiama..
Giovanna – In che modo?
Cerusico – Cosa?
Giovanna – In che modo ci chiama?
Cerusico – Un ricordo…un profumo…una melodia…
Giovanna – E’ una pena ascoltarti.
Cerusico – (offeso) Perchè?
Giovanna – Parole inutili…sempre le stesse.
Cerusico – Io sono un uomo semplice, non dovete aspettarvi troppo.
Giovanna – (rifacendogli il verso) Semplice si, che ama con tutto il cuore la sua meravigliosa terra dove ha vissuto un’incantevole e remota felicità.
Cerusico – Tutti hanno nostalgia del posto dove sono nati.
Giovanna – Io no.
Cerusico – (c.s.) Vi sembra.
Giovanna – Odio la Germania.
Cerusico – Ma quando siete solo parlate in tedesco.
Giovanna – E tu che ne sai?
Cerusico – Vi ho sentito.
Giovanna – Mi hai spiato?
Cerusico – Per motivi scientifici, naturalmente.
Giovanna – Quali?
Cerusico – Come?
Giovanna – Quali motivi.
Cerusico – Vi vedevo stanco, triste, come se la vita non vi interessasse più. Volevo impedirvi…
Giovanna – Impedirmi? Tu?! Un servo, uno che si è innalzato squartando cadaveri…
Cerusico – Non è così.
Giovanna – Sta’ zitto! Basterebbe una mia sola parola…
Cerusico – E andrei a curare le mandrie della Caledonia, lo so.
Giovanna – Non illuderti.
Cerusico – Ma voi perdereste un amico.
(pausa)
Giovanna – Tu scherzi con il fuoco, cerusico.
(pausa)
Cerusico – Mi considerate uno stupido.
Giovanna – Un povero di spirito.
Cerusico – Non è un complimento.
Giovanna – Avrai il regno dei cieli. Che vuoi di più?
Cerusico – La stima del Papa.
Giovanna – Sei il mio medico, no?
Cerusico – Ma non mi avete scelto.
Giovanna – E’ vero. (pausa) Ti scelgo adesso. (si guardano in silenzio. Giovanna sospira) Non è vero che non penso alla mia terra… la sogno tutte le notti e al risveglio mi sento morire di nostalgia.
Nel corso del dialogo che segue, la Papessa si libererà lentamente di gioelli e paramenti, lasciandoli cadere con indifferenza, come in un rito necessario al recupero della propria identità
Giovanna – (a bassa voce) A Magonza c’era una bambina, bella come un angelo, con gli occhi più azzurri dei fiordalisi.
Cerusico – Eh, il tipo celtico…piaceva pure a Cesare.
Giovanna – Ma lei non si piaceva e piangeva maledicendo il giorno in cui era nata. E sai perchè? Voleva essere un maschio.
Cerusico – E’ assurdo.
Giovanna – Non lo è.
Cerusico – Se era bella come dite…
Giovanna – La sua bellezza non la interessava.
Cerusico – Ma poi sarà cresciuta, avrà cambiato idea…
Giovanna – A sedici anni si tagliò i capelli e si vestì da uomo. Ma non bastava.
Cerusico – Lo credo…
Giovanna – Ma non capisci…vedeva il mondo davanti a sè e voleva conoscerlo, abbracciarlo con la violenza della sua passione! Tutto l’affascinava: l’armonia e il movimento degli astri, l’avvicendarsi delle stagioni, il mistero dei numeri, l’origine e il destino degli uomini…I suoi fratelli studiavano a Napoli, ma a lei non era stato concesso di seguirli e poteva solo immaginare di essere lì, tra gli allievi dei grandi filosofi. Inventava dispute, creava nuovi sistemi e subito li confutava, fuori di sè, perduta nei sogni…
Cerusico – Una strana follia…
Giovanna – Follia, si, così dissero, lo ricordo bene. (sorride) I medici non hanno fantasia. E come si cura una ragazza isterica? Qual è il metodo più antico, più violento, più spregevole?
Cerusico – Un marito? (Giovanna annuisce con una smorfia di disgusto) Cosa c’è di spregevole? E’ giusto, scientifico… In quella giovane gli umori corporei non erano temperati, ma si verificava un eccesso di atrabile, con conseguente tendenza alla melanconia. La maternità potenzia gli elementi di aria e fuoco che riducono lo squilibrio di terra e acqua.
Giovanna – Parole, cerusico.
Cerusico – Scienza, Santità.
Giovanna – Se fosse stata un uomo l’avrebbero considerato un genio!
Cerusico – Ma era una donna..
Giovanna – E doveva prostituirsi per temperare l’intelligenza. Non è così?
Cerusico – Si parlava di matrimonio…
Giovanna – Si, non d’amore.
Cerusico – Non importa, bisognava costringerla.
Giovanna – Ma che uomo sei?
Cerusico – Di buon senso.
Giovanna – Comunque lei fuggì di casa per andare ad Atene.
Cerusico – Atene? Come può una donna da sola…
Giovanna – Aveva rinunciato ad essere donna.
Cerusico – La giustificate perchè il perdono è nel vostro ministero…
Giovanna – Che c’è da perdonare? Seguiva una vocazione, un dono di Dio.
Cerusico – Dio non può volere che una sua creatura si snaturi.
Giovanna – Ma nemmeno che gli uomini la tormentino.
Cerusico – Ci sono tormenti che risanano.
Giovanna – E allora, perchè hai scelto di essere medico e non un mercante o un prete?
Cerusico – Mio padre era medico.
Giovanna – E poi?
Cerusico – Mi bastava.
Giovanna – Non avevi coraggio.
Cerusico – Non ero superbo.
Giovanna – Un uomo qualunque…
Cerusico – Un uomo normale.
Giovanna – Non è una virtù.
Cerusico – Forse no, ma io sono felice della mia vita. Non ho rimorsi e non rimpiango niente.
Giovanna – Ne ho piacere per te.
Cerusico – Ho rispettato e onorato la mia famiglia.
Giovanna – Esemplare…
Cerusico – E non credo di dover essere biasimato per questo.
Giovanna – Ma certo, perchè ti agiti?
Cerusico – Perchè voi, nella vostra…bontà, ponete una donna superba e corrotta a modello di vita! (spaventato) Perdonatemi, io non…perdonatemi…
Giovanna – (assorta) Corrotta…no..La tristezza corrompe, la noia, il il vuoto fluire dei gorni senza speranza…Ma quegli anni ad Atene furono di assoluta felicità, pieni di bellezza, nei cieli più alti che il pensiero possa toccare.. Sembrava di vivere in una grande famiglia, libera, serena… i maestri amavano ridere, cantare, giocare come bambini…e il loro sguardo arrivava in fondo al cuore. (ricorda) Da dove vieni, ragazzo? Sei così giovane, ti ho visto piangere, forse hai ancora bisogno di una madre che ti accarezzi, che ti stringa a sè…apri il tuo cuore, lasciati andare, che ne farai della sapienza se non sei capace di amarti? (sospira) Anni felici, volati via così in fretta…talmente lievi da non poterli fissare nel ricordo, un attimo di luce e poi più niente… E quando non ha più segreti da svelare, il Paradiso chiude le sue porte. Piangere, disperarsi, implorare … non serve a niente. Devi andare, ragazzo, Roma ti aspetta, sarai tu ad insegnare, e verranno ad ascoltarti i più grandi maestri…
Cerusico – A Roma? Venne a Roma?
Giovanna – Si.
Cerusico – Impossibile. L’avrei saputo.
Giovanna – Tutti conoscevano il filosofo Angelicus.
Cerusico – Angelicus…Si, ne ho sentito parlare…era lui?
Giovanna – Era lei.
Cerusico – Ma no, vi sbagliate, quello diventò cardinale…si diceva che fosse un uomo eccezionale, superiore a tutti, tant’è vero.. (la guarda confuso, molto turbato)
Giovanna – Tant’è vero che lo elessero Papa. (fa cadere l’ultimo mantello e rimane con una tunica leggera, che rivela un fiorente corpo di donna in avanzato stato di gravidanza)
Cerusico – (resta un attimo pietrificato, poi lancia un urlo e corre a nascondersi in un angolo del proscenio, tremando) Mi pento e mi dolgo…mi dolgo e mi pento dei miei peccati…
Giovanna – Cerusico…
Cerusico – (urla, schizza all’angolo opposto) Et ne nos inducas….sed libera nos a malo…
Giovanna – (avanza verso di lui) Calmati…
Cerusico – (urla) Apage, Satana!
Giovanna – Non essere idiota.
Cerusico – (batte i denti) Il diavolo…l’Anticristo…la fine del mondo…
Giovanna – (fredda) Come parli? Come osi offendere la sacra persona del Papa?
Cerusico – (si batte il petto) Ora pro nobis..peccatoribus…
Giovanna – (disgustata) Ho sbagliato, non dovevo fidarmi di uno come te. Tu puoi solo cavare sangue e annusare escrementi.
Cerusico – (c.s.) Ora pro nobis…
Giovanna – Si, ora pro nobis, perchè ci stai dentro anche tu.
Cerusico – (si calma di colpo, solleva la testa) Io? No…io vi denuncio. Subito.
Giovanna – Si, certo. E che dirai?
Cerusico – Il Papa… è una femmina!
Giovanna – E loro ti chiederanno: da quanto tempo sei il suo medico?
Cerusico – Tre anni…
Giovanna – E in tutto questo tempo…perchè l’hai tenuto segreto?
Cerusico – (agitato) Io non sapevo! Lo giuro!
Giovanna – Chi ti crederà?
Cerusico – Nessuno…?
Giovanna – Ci attaccheranno agli zoccoli di un cavallo e ci trascineranno per le strade di Roma finchè non resteranno le ossa spolpate.
Cerusico – (comincia a piangere) Non voglio morire, non voglio…
Giovanna – (implacabile) Sei stato negligente nella tua professione, superficiale, ottuso, vanesio…se pure salvassi la tua vita, dovresti cercarti un altro lavoro. A Roma si parla…nelle piazze, nei salotti, nei confessionali…il medico del Papa, si quello giovane tanto bravo, così sembrava, si era diplomato a Salerno…una grande scuola…grande, si, però i malati nemmeno li visitano, li guardano da lontano, non sanno neppure se sono maschi o femmine…Un guaio. Ti rideranno dietro, racconteranno storielle oscene…ma così divertenti che i comici inventeranno una maschera nuova: il cerusico salernitano. Sarai costretto ad emigrare…ma dove? Ci sarà un luogo sulla terra dove non arrivi notizia di questa storia? La Numidia…il Norico…la Caledonia..chissà… certi scandali vanno a gonfiarsi nei luoghi più insospettabili…i mercanti, i viaggiatori si vanteranno di averti conosciuto, racconteranno tutti i dettagli del tuo processo, le tue urla durante la tortura…
Cerusico – Che tortura?
Giovanna – Non conosci la giustizia romana?
Cerusico – Si, ma in questo caso…tutto è chiaro, racconterò la verità, che eravate pazza fin da bambina, che siete entrata con l’inganno nella scuola ateniese, che avete accecato e sedotto con le vostre arti malvage il clero romano…
Giovanna – Dovranno torturarti ugualmente.
Cerusico – (incerto) Perchè?
Giovanna – Per conoscere il nome.
Cerusico – Che nome?
Giovanna – Il padre del bambino…
Cerusico – E io che ne so? Che lo chiedano a voi!
Giovanna – Insisti, cerusico? Se non parlerai ti ridurranno la lingua ad una poltiglia sanguinante…
Cerusico – (si tocca la bocca, angosciato) Non dite così, mi fa impressione.
Giovanna – Puoi provare con la storia dell’Anticristo, dire che sono una strega, che Satana è il mio amante…
Cerusico – Satana, si..
Giovanna – In Germania ti crederebbero sulla parola…impazziscono per le favole, sono semplici, fiduciosi. Ma a Roma…la gente è meno fantasiosa, più dura, abituata a tenere il destino nelle mani e il mondo sotto i piedi. Qui alle favole non ci hanno mai creduto, o almeno le riducono all’osso. La Papessa è la prostituta di Satana? Ma su, non esageriamo, sarà stato invece qualcuno che la poteva vedere senza problemi, senza destare sospetti, magari, che so…il cerusico.
Cerusico – Il cerusico!?
Giovanna – E’ un esempio.
Cerusico – E’ un’infamia…una calunnia…io sono un medico conosciuto… a Roma, a Napoli…tutti possono testimoniare…la mia vita è come acqua di fonte!
Giovanna – I vizi segreti…chi può immaginarli?
Cerusico – Ma che vi ho fatto? Perchè mi volete morto?
Giovanna – Su, su, sii virile, accetta il tuo destino con santa rassegnazione. E che sarà mai? Passerai alla storia…bene o male…
Cerusico – Salvatemi…dite la verità…
Giovanna – A chi vuoi che interessi? Mi uccideranno prima che possa aprire bocca…mi dispiace.
Cerusico – Vi…dispiace?!…No, no…non può essere, non può finire così..(prende la sua borsa, cerca i suoi strumenti) Adesso mi sveglio, raccolgo le mie cose e me ne vado. Un bell’inchino al Papa, la benedizione e via…tutto a posto.
Giovanna – Siamo troppo giovani per morire.
Cerusico – Bel pensiero, veramente. Si vede che avete studiato ad Atene.
Giovanna – Dobbiamo andarcene, sparire…
Cerusico – Si, certo, e che ci vuole? (si ferma, getta con rabbia di nuovo tutto a terra) Ma io dico: avete fatto fuoco e fiamme per diventare quello che siete e poi… Non potevate starvene tranquilla a fare il Papa? Che vi mancava?
Giovanna – Un figlio.
Cerusico – E lo dite così?
Giovanna – Come lo devo dire?
Cerusico – Non lo so.
Giovanna – Non abbandonarmi.
Cerusico – Ma insomma, che volete da me?
Giovanna – (si inginocchia) Cerusico, vuoi aiutare Giovanni VIII a partorire?
Cerusico – Ma che fate? E’ orribile, disgustoso… (si scosta bruscamente) Non avete più dignità? Ricordatevi chi siete!
Giovanna – Chi sono? Niente…non sono mai stata niente…una forma vuota, sbagliata, irriconoscibile perfino a me stessa.E non ho mai creduto…neppure per un attimo…che qualcuno potesse avere pietà…pensavo che non mi servisse…un piccolo strappo ogni giorno e si cammina da soli…in uno spazio vuoto…senza aria.. senza suoni…si comincia a morire…un pezzo per volta…gli occhi, le mani, il cuore….si staccano in silenzio…come se non ci appartenessero…foglie d’autunno, senza rinascita…perdute per sempre…(pausa) Ho sognato di tornare a casa mia…rivedevo le montagne e il fiume, sempre uguali…come li avevo lasciati…i miei capelli splendevano sotto il sole, lunghi, attorcigliati intorno alle gambe…mi tiravano giù, tra i fiori, con la bocca sulla terra calda, profumata….i vestiti si strappavano…i gioielli rotolavano tra l’erba…e che fatica rialzarsi… correre verso casa…più in fretta…forse c’è ancora tempo…forse riuscirò a farmi amare…i miei fratelli aspettano che io torni…avranno pianto, pregato…ma è finita..sono qui. Vati! Mutti! Wo seid ihr? Dove siete?…Mamma, apri…sono tornata, aprite, vi prego! (scoppia a piangere) Ma non c’è più nessuno, è tutto deserto…sbarrato…finito.
Pausa
Cerusico – (si schiarisce la voce, sospira, sbuffa: è incerto, combattuto) E smettetela di piangere! A che serve? Uno il passato non se lo può riprendere…tanto vale lasciarlo nella sua buca, chiuso, che non possa fare altri danni…un bel saluto e via.
Giovanna – Sono stanca, non ho più coraggio.
Cerusico – Ma quale coraggio…Voi parlate troppo, vi rotolate nelle parole, costruite castelli, ve ne riempite fino a soffocare… (la sfiora con una carezza) Ormai non vi servono più…lasciatele al loro destino…e tornate alla vita.
Giovanna – E’ troppo tardi.
Cerusico – Come? Che dite? Che ne sarà di noi? (Giovanna lo guarda sorpresa) Eh no, si comincia male, alla vecchia maniera… L’inizio è diverso, senza commenti, in silenzio. Si esce di qui e si va all’aperto, al sole…lontano dalla muffa, dai velluti e dall’incenso. Voi non sapete come sono i bambini: quelli vogliono stare allegri, nascono già con l’idea di spassarserla e guai a contraddirli. (Giovanna sorride) Sarà come sua madre questo bambino…bello come un angelo…e con gli occhi più azzurri dei fiordalisi…
Colpi imperiosi alla porta. Giovanna trasale
Voce fuori campo – Padre dei Padri, la processione sta per avviarsi, Roma vi attende per rendervi omaggio!
Giovanna – Io non…
Cerusico – E’ l’ultima volta.
Giovanna – Si, l’ultima volta.
(il medico l’aiuta ad indossare il mantello e la tiara. Giovanna si avvia, torna indietro, lo abbraccia e poi esce)
Un fascio di luce illumina violentemente il Cerusico, solo in scena
Cerusico – Nell’anno 850 la Papessa Giovanna fu colta dalle doglie e partorì durante una processione. Il popolo romano, inferocito per lo scandalo, la uccise insieme al suo bambino.