Uno, nessuno,
10 Luglio 2024
miliardi di polli
Da molto tempo abbiamo le immagini del Presidente americano perduto nel nulla, che annaspa sull’orlo della sanità mentale, pilotato da chi a ogni costo vuole mantenere ben saldo il proprio potere.
E’ osceno il processo di negazione di una malattia che andrebbe riconosciuta e accolta con rispetto. Ogni forma degenerativa della mente è un’immersione in un tempo rallentato in cui il mondo fenomenico è percepito lontano, sconosciuto, complicato da riportare a un’esperienza personale. E allora lo staff del presidente lo coarta, lo controlla a vista, gestisce ogni parola e movimento. Lui però è imprevedibile come un bambino, incantato a guardare, con occhi tornati innocenti, la confusa realtà che lo frastorna.
Gli dicono di gridare: ” Posso farcela! Altri quattro anni!” E lui grida felice.
E’ l’atroce simbolo di quello che tutti stiamo diventando, persi dietro al nulla, spaesati, disperati, frastornati, incapaci di vivere secondo i desideri autentici, spinti ad omologarci a immagini standard. Durante le notti insonni dell’estate, scorrendo le stupidaggini di Instagram, ho l’impressione di far parte di un allevamente intensivo. Ai polli certo non importa avere un presidente che li rappresenti degnamente, sono troppo immersi nel terrore. Se però avessero un minimo barlume di consapevolezza, sceglierebbero uno come loro, stretto nella stessa condizione, che somigli al tutto. Allora Biden è il candidato più rappresentativo, il più giusto e confortante per questa umanità impazzita, bloccata, a capo chino su un dispositivo, senza più speranza nè desiderio di uscire dalla proprie allucinazioni.